Il solare in Italia cresce e si evolve – Classifica 2019

A fine 2018 la potenza totale installata arriva a toccare i 20 GigaWatt e già oggi, a metà 2019, si parla di 22. La crescita su base annua è più forte se analizzata dal punto di vista del numero di impianti (+6,2%, per un totale di 822.000), piuttosto che della potenza ferma, ferma al +2,5%.


Partiamo dalla domanda di base, ovvero perché sia importante monitorare l’andamento della diffusione del solare, in Italia come nel resto del Mondo. Il problema condiviso da tutti, a livello globale, e che il solare può aiutare a fronteggiare rapidamente, è quello delle emissioni climalteranti (CO2 o CO2 equivalente). Il G20, e tutti gli altri d’altronde, è in un ritardo incredibile nella possibilità di contenere l’aumento delle temperature medie al di sotto dei 2°C: Nature, la più famosa rivista scientifica interdisciplinare,  di recente ci ha avvertito affermando che dobbiamo addirittura aumentare gli sforzi per avere tra il 50% ed il 60% delle possibilità di contenere l’innalzamento, e la verità è che oggi siamo globalmente proiettati verso dei livelli doppi (848Gton/y di CO2) rispetto a quelli necessari (420Gton/y di CO2).
   

Il solare è l’unica fonte rinnovabile che ha le capacità per tempi e costi di installazione (LCOE più basso di tutte le altre fonti, in particolar modo per la taglia industriale) di far fronte all’attuale emergenza. Inoltre, se pensato in autoconsumo, o abbinato a dei sistemi di accumulo, è un tipo di soluzione che non sbilancerebbe il funzionamento della rete, anzi ne potrebbe destinare ingenti quote per una suo riconfigurazione in ottica mobilità elettrica.


Arriviamo quindi all’Italia ed al suo posizionamento rispetto agli altri Paesi con cui compete e verso cui esporta, non dimentichiamolo.


L’Italia è la 4a nel G20 per diffusione delle fonti Wind&Solar (assieme) rispetto alla produzione totale di energia elettrica, con una penetrazione pari al 18%. Essere quarti non è male, ma esserlo dietro a Germania e Regno Unito, dove la disponibilità della risorsa è decisamente più bassa, e dietro al Portogallo, dove l’industrializzazione è molto bassa (e quindi hanno giustamente intuito la necessità di sviluppare una forte vocazione a porsi come leader Europei per la produzione di energia “green”), non può essere un vanto. Da notare che i Paesi a più bassa dipendenza dalle fonti fossili, come il Canada ed il Brasile, si sono affidati molto all’idroelettrico, e non hanno sviluppato soluzioni alternative e si ritrovano oggi nelle condizioni di subire per primi gli effetti del cambiamento climatico (in grado di influire pesantemente sulle disponibilità della fonte) o essendo i primi ad impattare sugli ecosistemi (a causa di necessarie dighe o bacini di accumulo).
   
In termini di produzione assoluta, la situazione è nettamente peggiore. L’Italia produce solamente 44TWh/y da fonti rinnovabili (di cui poco più del 50% dal solare, nota positiva), ben dietro a molti altri Paesi che sulle rinnovabili hanno non solo basato un modello di sostegno al proprio tessuto industriale, ma vi hanno creato una vera e propria industria.
 



Infine giungiamo alla classifica interna delle Regioni più virtuose per diffusione del fotovoltaico.

 
A guidare la classifica interna Italiana sono Puglia, Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto. Le quali assieme fanno il 45% dell’intera potenza installata in Italia (dati 2018):
  • Puglia: 2.652 MWp, +0,75% crescita Potenza, +4,6% crescita Numero;
  • Lombardia: 2.303 MWp, +3,43% crescita Potenza, +7,4% crescita Numero;
  • Emilia-Romagna: 2.030 MWp, +2,39% crescita Potenza, +6,7% crescita Numero;
  • Veneto: 1.912 MWp, +3,21% crescita Potenza, +7,6% crescita Numero;
In Puglia si registra quindi una frenata alla diffusione dei grandi impianti e si inizia ad investire di più sulla taglia industriale (la taglia media di un impianto è 55kWp, più del doppio della media Italiana attestata a 25kWp circa). A fungere da locomotiva per la diffusione del solare in questi anni di maggiore necessità, soprattutto verso l’autoconsumo sono quindi le tre regioni più industrializzate e ad oggi anche quelle più in salute economicamente e meno in salute in termini di qualità dell’aria.

 

 

Tale comportamento è quindi un’ulteriore testimonianza della possibilità che il sistema tutto, politico, imprenditoriale (economico) e sociale, almeno in queste tre regioni, abbia capito come il solare sia la soluzione più rapida ed efficace per produrre degli effetti benefici sulla qualità dell’ambiente anche a livello locale.

 


Una nota di colore: le province di Lecce, Brindisi, Bari assieme, cubano circa 1,6GWp di potenza installata, valendo da sole come tutto il Piemonte e ben più di altre regioni come il Lazio, la Toscana, la Campania, la Sardegna dove avrebbe senso per condizioni del tessuto socio-economico (mix tra costo energia e densità industriale) investire pesantemente nel fotovoltaico (preferibilmente in autoconsumo).