Le emissioni di CO2 in Europa sono in aumento.

Nonostante gli sforzi profusi dal 2000 al 2015, in cui si era registrato un calo delle emissioni anche a causa della crisi economica – freno alla crescita industriale – negli ultimi anni l’Europa non è riuscita a rilanciare i propri sforzi nella transizione energetica, registrando così un aumento delle emissioni di CO2 in atmosfera.

 

Enerdata ha pubblicato dei dati molto interessanti su quanto stia in effetti rallentando lo sforzo globale verso una decarbonizzazione dei sistemi di produzione dell’energia, ma anche dei sistemi in cui viene utilizzati, ovvero una volta arrivata presso la “black box” del consumatore, azienda o privato che sia. Chiaramente dei due, la dimensione su cui attivarsi più rapidamente e con maggiore efficacia è quella dove si produce l’energia elettrica.

Nonostante il grande parlare da circa vent’anni delle rinnovabili la triste verità è che oggi rappresentano solo una piccola quota nella produzione dell’energia globale, ancor più inferiore si parla in senso più ampio anche della generazione del vettore termico. Il grafico IEA 2018 , riportato qui sotto ci mostra la realtà all’anno 2016, dove è evidente che carbone, gas naturale e oli combustibili la fanno da padrone.

 

Primary Energy supply by source

Migliore è la situazione se si considera la generazione elettrica in modo più specifico: qui a spiccare, come d’altronde si poteva notare dal precedente grafico, è la fonte “hydro” ovvero l’idroelettrico, sicuramente una tecnologia che ha permesso a Paesi come il Brasile ed il Canada di raggiungere percentuali molto importanti di rinnovabili – superiori al 60% – ma che non da stabilità al sistema nazionale a meno di forti impatti sulla morfologia idrogeologica del territorio. Il Solare che, vogliamo ricordarlo, è la fonte di energia più abbondante per il nostro Pianeta, ha ancora una quota di decisa minoranza, ma la buona notizia è che dal 2017 (dato non riportato) in Paesi come la Cina sta registrando dei trend di crescita da record assoluto.

 

 

Ecco i trend delle emissioni di CO2 di enerdata: lo scenario dipinto ci dice che siamo ben lontani dal raggiungere gli obiettivi per il 2030 stabiliti dagli accordi di Parigi nel 2015.

CO2 emission trends

 

2005-2015: La Cina aumenta sensibilmente di anno in anno le emissioni di CO2 per supportare la propria crescita industriale ed economica sospinta da fonti fossili. Nel frattempo USA e EU28 producono degli sforzi nella direzione opposta (il dato è comunque influenzato dalla crisi economica globale).

2016: La Cina sembra avere un rallentamento coincidente con la prima fase di diffusione delle rinnovabili, mentre negli USA ed EU28, nel primo caso anche per una ripresa industriale, i risultati vengono meno.

2017: La Cina riprende la sua crescita ma riesce a calmierare gli effetti grazie all’avviata stagione delle rinnovabili. Gli USA si mantengono stabili mentre la EU28 perde il suo abbrivio verso la transizione energetica e torna a crescere nelle emissioni, un segnale assolutamente catastrofico visti gli eventi che oramai sconvolgono il mondo e la sempre più condivisa coscienza sul tema.

Per raggiungere gli obiettivi 2030 stabiliti a Parigi, tutti i Paesi del G20 dovranno quindi prodursi in un enorme sforzo collettivo verso le rinnovabili che dimezzi il trend di crescita di emissioni della Cina e riporti USA e EU28 a livelli comparabili a quelli della prima, obiettivo estremamente sfidante se si considera che è oggi è prioritario che tale sostenibilità sia perfettamente integrata in strategia di consistente crescita economica.

 

 

La questione diviene ancor più eclatante se si confronta un altro dato, ovvero le emissioni di CO2 pro capite in queste tre grandi aree economiche. Ecco cosa ci mostra sempre enerdata:

CO2 emission pro capita

 

2005-2015: La Cina ha aumentato incredibilmente la propria quota di emissioni pro capite. USA ed EU le hanno invece progressivamente diminuite, i primi con più grinta.

2015-17: Gli USA continuano a ridurle anche se flebilmente, mentre in Europa i livelli si stabilizzano, se non riaumentano.

Il dato incredibile è che la Cina si è attestata agli stessi livelli della EU28, mentre gli USA sono oltre il doppio dei due singoli Paesi.

 

Secondo i nostri calcoli ecco cosa dovrebbe fare ogni singolo Paese del G20 per raggiungere gli obiettivi 2030:

Per raggiungere gli obiettivi 2030 in termini di emissioni, ogni singolo Paese del G20 dovrebbe ridurre le proprie emissioni di 3 GigaTons di emissioni di CO2 equivalenti fino a quella data.

Parlando di energia elettrica, considerando che ogni TWh prodotto da solare riduce, in una media globale, le emissioni di 1,81 MTon di CO2, ogni Paese dovrebbe portare almeno 150TWh/y di generazione da solare.

Cosa significa per l’Italia? In Italia si producono circa 295TWh di energia all’anno, di cui solo il 35% da rinnovabili (con una quota sul totale assegnata ad eolico e solare pari al 16% circa). Dunque significherebbe trasformare le rinnovabili nella principale fonte di produzione dell’energia elettrica (più che raddoppiare la quota generale), arrivando ad installare altri 127 GWp di potenza (se riferito al solo solare).  E’ chiaro che lo sforzo non potrà essere solo sostenuto dal Solare, ma il segnale risultante è chiaro.

 

Oggi la produzione annuale da Wind & Solar di tutto il G20 è pari a 1.500TWh/y, e per raggiungere gli obiettivi 2030 stabiliti negli accordi di Parigi si deve triplicare tale valore portandolo ad un totale di 4.500TWh/y.

Quanto potrà fare il solare è sicuramente molto, dato che per flessibilità e disponibilità della fonte è di gran lunga la miglior tecnologia, tra l’altro quella con il minor LCOE se presa in considerazione su scala industriale / commerciale o utility.